Giovedì 20 luglio, il Senato ha approvato il disegno di legge
del ministro Lollobrigida che vieta la produzione e l’importazione
di tutti i tipi di carne coltivata in laboratorio. Il provvedimento
è stato approvato con 99 voti favorevoli, 28 contrari e 33 astenuti.
Ma la discussione rimane viva e accesa con posizioni contrastanti
tra politici, associazioni, scienziati e gente comune

La News c’è. Che sia anche Green o meno, lo lasciamo giudicare a voi, considerando che anche gli ambientalisti hanno opinioni divergenti. Pochi giorni fa il Senato ha approvato il disegno di legge proposto dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che vieta la produzione e la vendita di carne coltivata. L’iter parlamentare è però appena iniziato e toccherà ora ai deputati alla Camera, dare il via definitivo. Ma il dibattito tra favorevoli o contrari, già in atto da tempo anche tra organizzazioni ambientaliste, non ha tardato a riaccendersi.

Diciamo subito che ClimateAid non svelerà, ancora, la propria posizione a riguardo per consentire ad ognuno di Voi di farsi un’opinione, libera, motivata, razionale e giustificata. Anche se l’indizio che possiamo darvi è che guardiamo con attenzione ad alcune circostanze oggettive che consideriamo a noi più vicine. In particolare, siamo molto attenti all’affermazione: “La carne coltivata può aiutare l’ambiente”.

Per questo, vi proponiamo un confronto tra le tesi di favorevoli e contrari, riprese dai maggiori media, perché siamo sicuri che su questi argomenti il dibattito si svilupperà ancora e aiuterà tutti a prendere una posizione motivata, come è giusto che sia. Anche perché dopo il via libera da parte della Food and Drug Administration americana alla commercializzazione di Cibo umano fatto con cellule animali coltivate (qui), la discussione già coinvolge il mondo intero. Parliamo, infatti, di “carneprodotta dalle cellule staminali di un animale che vengono coltivate in un ambiente auspicabilmente privo di contaminanti e senza l’uso di antibiotici.

Per maggior chiarezza, precisiamo che, ad oggi si sono espressi come

CONTRARI alla produzione di carne coltivata:
– il Governo, i partiti della maggioranza, Italia Viva, Slow Food, Legambiente e altri.

 

 FAVOREVOLI alla produzione di carne coltivata:
– Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle, alcuni membri del Gruppo misto, Wwf, Animal Law, Compassion in world farming (Ciwf), Lega anti vivisezione (Lav), Lndc, Animal Protection, Animal Equality, Greenpeace, Essere Animali, buona parte del mondo scientifico e accademico (con importanti eccezioni).

NOTA: in Senato Partito democratico e Azione si sono astenuti.

 

CONTRARI

Il processo verso una carne coltivata sana, sicura e buona è ancora in una fase totalmente sperimentale. L’iter della ricerca è ancora lungo. Non abbiamo risultati certi e non siamo in condizione di poter escludere che tali alimenti prodotti artificialmente, non abbiano delle conseguenze negative per la salute degli esseri umani

Secondo la comunità scientifica è difficile (e non nell’immediato) che si possa produrre in laboratorio carne buona come quella tradizionale, il mercato non si svilupperà e la carne da laboratorio rappresenterà sempre un segmento marginale dell’alimentazione umana.

Come per la farina di insetti, la carne coltivata costerà moltissimo. La produzione in laboratorio è complessa e dispendiosa, e probabilmente sarà così ancora per molto tempo. Altro motivo per cui non sarà in concorrenza con gli allevamenti tradizionali.

Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino potenziali vantaggi per l’ambiente e anzi gli scienziati e i ricercatori mettono in guardia dai rischi che tale produzione industriale potrebbe arrecare ai sistemi agricoli.

Non si può escludere che la carne prodotta in laboratorio contenga antibiotici  presenti  per garantire ambienti di crescita sterili.

Più che il cibo del futuro, la carne in provetta è l’affare del futuro per i gruppi finanziari e multinazionali. Il rischio è che il cibo diventi oggetto di una deriva tecnologica e venga privato del suo significato culturale, del legame con i territori e le comunità. Dal punto di vista ambientale, inoltre, l’impatto è tutt’altro che indifferente, visti i grandi consumi energetici dei bioreattori necessari alla produzione.

La carne deve continuare a essere prodotta attraverso gli allevamenti, ma occorre cambiare la filiera zootecnica puntando sul benessere degli animali. Bisogna, inoltre, distribuire meglio gli allevamenti stessi, che sono concentrati nella Pianura Padana, creando squilibri ambientali, mentre molte aree marginali, collinari e montane, versano in stato di abbandono.

 

FAVOREVOLI

La prima azienda a ottenere il via libera dal dipartimento della Salute degli Stati Uniti per commercializzare la carne coltivata in laboratorio sta testando i suoi prodotti sugli esseri umani da sette anni. Mentre a Singapore si mangia carne sintetica della startup Eat Just, di San Francisco, già dal 2020

La comunità scientifica, come è giusto che sia, sta dibattendo sul tema e non essendoci ancora sperimentazioni su larga scala è difficile avere la certezza delle ipotesi formulate. Ciò su cui non si hanno dubbi, però, è l’enorme impatto ambientale che hanno gli allevamenti intensivi, le cui emissioni, come sottolinea uno studio dell’università di Oxford, non possono essere ridotte con un miglioramento tecnologico, a differenza di quelle prodotte con l’agricoltura cellulare la carne coltivata in laboratorio potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del settore del 92% grazie all’uso delle energie rinnovabili, produrre il 93% in meno di inquinamento, ridurre del 95% il consumo di suolo e del 78% quello di acqua.

La carne sintetica è molto più controllata della carne convenzionale, è quasi completamente non esposta a sostanze chimiche tossiche come pesticidi o funghicidi, presenti invece nei mangimi o nell’erba degli allevamenti e gli antibiotici sono ampiamente usati anche nell’industria della carne da allevamento intensivo, tanto da aver richiesto più volte l’intervento dei legislatori per limitarne l’applicazione.

La carne in provetta potrebbe essere davvero importante per arrivare all’abbandono degli attuali sistemi di allevamento, che prevedono lo sfruttamento di miliardi di animali, oltre ad avere un impatto enorme sul pianeta. La carne in vitro potrebbe rappresentare un’alternativa per tutti coloro che non si vogliono nutrire della sofferenza di altre creature senzienti e non vogliono arrecare danni all’ambiente.

La crisi ecologica che stiamo vivendo, generata in gran parte da sistemi alimentari insostenibili, ha una dimensione tale per cui non possiamo permetterci di abbandonare nessuna strada, La ricerca finalizzata a produrre proteine animali sane e a basso costo per l’ambiente non deve essere ostacolata in modo aprioristico e ideologico, utilizzando come pretesto la tutela del made in Italy. Il disegno di legge potrebbe avere l’effetto negativo di fermare la ricerca nel nostro Paese, in un settore in cui, secondo molti organismi internazionali, dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) alla Food and agriculture organization (Fao) delle Nazioni Unite, è invece necessario investire.

Questo lo stato dell’arte a tutt’oggi, anche se per ragioni di spazio non abbiamo potuto riportare tutte le opinioni che, spesso, ripetevano concetti già espressi.
Speriamo di esservi stati utili e ora scriveteci, se pensate di aver capito da che parte sta ClimateAid.