Produzione di carbone e petrolio ai record assoluti.
Ma per raggiungere gli obiettivi climatici al 2050 bisogna
puntare su energia elettrica da fonti rinnovabili. Lo chiedono i consumatori.
Ma in Italia bisogna realizzare tre condizioni.

Sembra incredibile a dirsi ma, nell’era della transizione energetica, della lotta ai cambiamenti climatici, delle case green e dell’auto elettrica, i record di produzione nel 2022 e in questa parte del 2023, appartengono ancora al carbone e al petrolio. Cioè alle due maggiori fonti di energia a livello globale per la generazione di elettricità e per la produzione di ferro e acciaio e di cemento, ma anche  alle due più grandi fonti singole di emissioni di anidride carbonica (CO2).

Nel rapporto dell’IEA, l’Agenzia internazionale dell’energia, “Carbone 2022, Analisi e previsioni al 2025” (qui), si scrive “I mercati del carbone sono stati fortemente scossi nel 2022, con i tradizionali flussi commerciali interrotti, prezzi in aumento e domanda destinata a crescere dell’1,2%, raggiungendo il massimo storico e superando gli 8 miliardi di tonnellate per la prima volta. Nel rapporto di mercato annuale dello scorso anno, Coal 2021, avevamo affermato che la domanda globale di carbone potrebbe raggiungere un nuovo picco nel 2022 o 2023 prima di stabilizzarsi successivamente. Nonostante la crisi dell’energia globale, le nostre prospettive generali rimangono invariate quest’anno, come vari fattori che si compensano a vicenda. L’invasione russa dell’Ucraina ha alterato drasticamente le dinamiche del commercio di carbone, i livelli dei prezzi e l’offerta e modelli di domanda nel 2022” (…).

L’Europa – e l’Unione Europea in particolare – è stata una delle  regioni più colpite dalla crisi energetica, data la sua dipendenza dalla fornitura russa di gas naturale. Bassa la potenza in uscita da fonti idroelettriche e nucleari a causa delle condizioni meteorologiche, in combinazione con problemi tecnici nelle centrali nucleari francesi, hanno messo a dura prova il sistema elettrico europeo. In risposta, alcuni paesi europei hanno aumentato il loro uso della produzione di energia a carbone mentre, anche accelerando nella diffusione delle energie rinnovabili e, in alcuni casi, prolungando la vita delle centrali nucleari.” Ovviamente, anche l’Italia ha fatto la sua parte per ridurre il consumo di gas, ma riavviando impianti a carbone chiusi o innalzando i limiti esistenti sulla generazione. La produzione nazionale di elettricità da carbone è cresciuta dell’85% sullo stesso periodo del 2021 toccando quota 21 TWh.

Un altro rapporto dell’IEA, Rapporto sul mercato petrolifero – Gennaio 2023 (qui), ci informa che la domanda globale di petrolio è destinata ad aumentare di 1,9 mb/g (milioni di barili al giorno) nel 2023, raggiungendo una cifra record variabile da 101,7 mb/g, a 103 milioni, cioè 1,9 milioni in più rispetto al consumo giornaliero attuale. Se questo trend di crescita verrà confermato, la mobilità elettrica e l’efficienza dei motori, che potrebbero permettere di risparmiare 870mila barili al giorno di petrolio (quasi l’1% di quello estratto), non basteranno a bloccare il consumo mondiale. Infatti, sino ad oggi, a frenare il boom del consumo di petrolio hanno contribuito i progressi nell’efficienza energetica e le vendite di auto elettriche, che hanno impedito alla domanda di aumentare di 900.000 barili al giorno. “Misure come questa sono particolarmente vitali in un mercato petrolifero limitato dalla domanda”, sottolinea il rapporto, ma esse potrebbero venire fortemente depotenziate.

Ecco perché è diventato ancora più importante spingere sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Secondo i dati di Terna, la domanda di elettricità del 2022 nel nostro Paese è stata pari complessivamente a 316,8 miliardi di kWh (-1% rispetto al 2021) ma le fonti rinnovabili hanno soddisfatto circa il 35,6% dell’intera produzione elettrica nazionale (contro il 40,5% del 2021) con circa 67 miliardi di KWh prodotti. L’anno scorso, quindi, per la prima volta dal 2014 la produzione da fonti rinnovabili è scesa sotto la soglia dei 100 miliardi di KWh. Dati preoccupanti e allarmanti che dovrebbero togliere il sonno a tanti. Eppure, secondo un sondaggio che viene dalla vicina Svizzera, le energie rinnovabili continuano a vantare una reputazione positiva tra i consumatori. L’84% degli intervistati ritiene che sia piuttosto importante (40%) o estremamente importante (44%) che l’elettricità da loro utilizzata venga generata da fonti rinnovabili. Questa preferenza è ancora più pronunciata tra le donne. Il 91% delle donne (rispetto al 77% degli uomini) preferisce l’elettricità verde. Questa decisa preferenza per le fonti energetiche rinnovabili è confermata da altri risultati, come l’opinione secondo la quale l’approvvigionamento di energia dovrebbe innanzitutto tutelare il clima (primo posto). Al secondo e terzo posto si attestano l’affidabilità e prezzi accessibili. Nel rapporto “Net Zero by 2050” (qui), sempre l’Agenzia internazionale dell’energia, afferma che, entro il 2050, il 90% dell’energia che alimenta le economie globali dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. L’energia solare convertita in elettricità dai pannelli fotovoltaici si dovrà sobbarcare la fetta più ampia del paniere energetico, sempre secondo l’IEA. Gli obiettivi governativi prevedono che per raggiungere gli obiettivi climatici del 2030 dovremo installare circa 70 miliardi di KWh di rinnovabili nei prossimi 10 anni, il che significa installare circa 7 miliardi di KWh all’anno (Il sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili rientra nella Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR. Questa linea di intervento è suddivisa in 4 ambiti: (1) lo sviluppo di agro-voltaico, (2) la promozione delle rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo, (3) la promozione di impianti innovativi, e (4) lo sviluppo di bio-metano), ma l’anno scorso siamo rimasti a circa all’0,8, per ostacoli anche burocratici.

Per fortuna gran parte delle aziende fornitrici di energia elettrica in Italia, stanno recependo le aspettative dei consumatori e stanno modulando la propria offerta commerciale in modo che si preveda sempre più la vendita di energia esclusivamente da fonti rinnovabili. Ma, allo stato, vi sono almeno tre ostacoli:

a) è impossibile garantire al consumatore finale che l’energia che arriva al suo contatore provenga esclusivamente da fonti rinnovabili, visto che l’energia che ci arriva a casa è sempre un fuel mix (composto sia da rinnovabili che da fossili, in quantità variabile, tranne nei casi di autoproduzione e autoconsumo o di allacciamento diretto ad una fonte energetica rinnovabile), con evidente ingannevolezza di alcuni messaggi pubblicitari, se non di vere e proprie truffe commerciali;
b) la garanzia che si tratti veramente di fonti rinnovabili è oggi offerta in Italia solo da GSE (attraverso i cosiddetti certificati
GO-Garanzia d’Origine) che però comprende tra le fonti rinnovabili (a norma di legge) anche fonti che sicuramente non fanno bene all’ambiente e non possono definirsi sostenibili, benché rinnovabili (es. quella proveniente dalla combustione dei rifiuti; dal nucleare, dalle biomasse);
c) manca ancora un sistema di certificazione volontaria che tuteli le scelte dei consumatori garantendo le modalità di distribuzione e le fonti di provenienza dell’energia elettrica venduta. Un sistema di questo tipo non può che essere gestito da quelle associazioni di consumatori in condizione di operare con riguardo sia agli interessi dei cittadini che a quelli della salvaguardia dell’ambiente.

Ma Climateaid Network, insieme a taluni dei nostri partner, ci sta lavorando da mesi e ci auguriamo, molto presto, di potervi dare notizie in merito.

Giuseppe d’Ippolito, Website Founder