Da un lato, i sistemi agroalimentari generano benefici vitali per la società,
non da ultimo perché producono il cibo che ci nutre e forniscono posti di
lavoro e mezzi di sussistenza a oltre un miliardo di persone. D’altra parte,
i fallimenti del mercato, delle politiche e delle istituzioni alla base dei
sistemi agroalimentari contribuiscono a costi nascosti, come il cambiamento
climatico, il degrado delle risorse naturali e l’inaccessibilità di diete sane

È stato appena pubblicato il Rapporto della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, su “Lo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2023”. In 150 pagine, il rapporto analizza i costi nascosti dei sistemi alimentari e dell’agricoltura globale di 154 Paesi per concludere con la necessità di trasformare i sistemi agroalimentari.

Da un lato, i sistemi agroalimentari generano benefici vitali per la società, non da ultimo perché producono il cibo che ci nutre e forniscono posti di lavoro e mezzi di sussistenza a oltre un miliardo di persone. Di conseguenza, il valore per la società dei sistemi agroalimentari è probabilmente ben al di là di quello misurato in PIL. D’altra parte, i fallimenti del mercato, delle politiche e delle istituzioni alla base dei sistemi agroalimentari contribuiscono a costi nascosti, come il cambiamento climatico, il degrado delle risorse naturali e l’inaccessibilità di diete sane. La domanda allora diventa: come possiamo trasformare i sistemi agroalimentari in modo che offrano un valore ancora maggiore alla società? In altre parole, come possiamo mitigare i loro costi nascosti e migliorare i loro benefici nascosti?

Il Rapporto si concentra sul vero costo dei sistemi agroalimentari. Introducendo il concetto dei costi e dei benefici nascosti dei sistemi agroalimentari e fornendo un quadro attraverso il quale questi possono essere valutati, la relazione mira ad avviare un processo che prepari meglio i responsabili delle decisioni ad azioni volte a orientare i sistemi agroalimentari verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

A livello internazionale è cresciuto il consenso sull’idea che la trasformazione dei sistemi agroalimentari – verso una maggiore efficienza, resilienza, inclusività e sostenibilità – sia una condizione essenziale per realizzare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. A questo proposito, inserire una valutazione olistica dei sistemi agroalimentari nel processo decisionale è fondamentale per raggiungere molti, se non tutti, gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

I sistemi agroalimentari sono influenzati dalle decisioni politiche, commerciali e dei consumatori. Le loro attività dipendono anche dai capitali naturali, umani, sociali che costituiscono la base del benessere umano, del successo economico e della sostenibilità ambientale. In cambio, i sistemi agroalimentari possono influire negativamente sul capitale naturale con emissioni di gas serra e inquinamento. Al contrario, se viene utilizzata l’agricoltura rigenerativa, le pratiche di produzione possono contribuire al ripristino dell’ecosistema. Il capitale sociale può contribuire ai sistemi agroalimentari attraverso la conoscenza culturale e modellare le consuetudini di accesso a risorse come la terra, mentre i sistemi agroalimentari producono sicurezza alimentare e nutrizione (o insicurezza alimentare e malnutrizione) in cambio, a seconda della loro efficienza, resilienza e inclusività. Il capitale prodotto contribuisce alla ricerca e allo sviluppo, mentre i sistemi agroalimentari generano in cambio reddito, profitti, rendite. Sebbene questi flussi sembrino intuitivi, poco è stato fatto per misurarli e gestirne gli impatti, con l’eccezione del capitale prodotto. il termine “costi nascosti” comprende i costi nascosti netti, includendo quindi anche i benefici nascosti espressi come costi nascosti negativi. Un esempio di costo nascosto negativo potrebbe essere rappresentato dagli agricoltori che convertono i pascoli/terreni coltivati in foreste, il che riduce le emissioni di gas a effetto serra, ma per il quale gli agricoltori non ricevono compensazioni.

Ad oggi, ci sono stati vari tentativi di stimare i costi nascosti associati ai sistemi agroalimentari globali. Due studi, condotti dalla Food and Land Use Coalition (FOLU) nel 2019 e da Hendricks et al. nel 2023, concludono che l’entità dei costi nascosti è considerevole rispetto al valore dei prodotti alimentari negoziati sui mercati. Nonostante la loro completezza, tuttavia, entrambi gli studi sono di natura aggregata e non forniscono stime a livello nazionale.
E, secondo il Rapporto Fao, i costi nascosti dei sistemi agroalimentari a livello globale ammontano a circa 12,7 mila miliardi di dollari nel 2020, quasi il 10% del Pil globale e il 27% di quello medio di Paesi a basso reddito. Di tale somma, circa il 20% deriva da costi nascosti ambientali, come emissioni di gas a effetto serra e di azoto, consumo di acqua e di suolo. Un dato significativo riguarda la salute degli individui: oltre il 70% di questi costi nascosti è riconducibile a modelli alimentari non salutari (diete non salutari con una forte preponderanza di cibi ultra lavorati, come bibite gassate, caramelle e dolciumi, biscotti, snack dolci, grassi e zuccheri) e quindi alle relative spese sanitarie nascoste come malnutrizione, denutrizione, e altre patologie correlate.

Per l’Italia, i costi nascosti del sistema agroalimentare nazionale sono di ca. 200 miliardi di dollari l’anno. Di questi, oltre 175 mld sono relativi a impatti sulla salute, quasi 6 mld alle ripercussioni sul clima, più di 15 mld all’azoto. E, si noti che mancano ancora le stime sui costi relativi all’esposizione ai pesticidi, al degrado del territorio, alla resistenza antimicrobica e alle malattie dovute ad alimenti non sicuri.

In conclusione, ispirandoci all’articolo precedente, è evidente che, se non si interviene per raccogliere l’invito della FAO a trasformare i nostri sistemi agroalimentari, per la tutela dell’ambiente e della nostra salute, coinvolgendo anche i principali attori dei sistemi, come produttori, trasformatori, distributori agricoli nonché i consumatori, il punto di non ritorno sarà sempre più prossimo.

 

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