In Italia, la transizione energetica è in forte ritardo.
Lo certifica il Rapporto Circonomia 2023.
Per noi non è una sorpresa: lo diciamo da quasi un anno

Fino all’anno scorso l’Italia poteva vantare almeno un primato green in Europa: l’economia circolare, cioè la capacità di utilizzare nel modo più efficiente le risorse naturali. Nei giorni scorsi, nel corso del Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica promosso in collaborazione con Legambiente, Kyoto Club, Fondazione Symbola, è stato presentato il quarto Rapporto Circonomia (lo trovate qui) dal quale è risultato che il nostro Belpaese non è più in testa alla classifica, sorpassata dall’Olanda, anche se l’Italia rimane, tra i Paesi europei, prima per il tasso di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti.

Non bastasse la perdita del primato, secondo il rapporto, tutti gli indicatori del percorso green dell’Italia (escluso il riciclo) sono in calo, dopo molti anni: il ranking europeo, infatti, è costruito su 17 diversi indicatori che misurano l’impatto ambientale diretto, considerato come impatto pro capite, delle attività economiche e civili su ambiente e clima (5 indicatori), l’efficienza d’uso delle risorse (6 indicatori), la capacità di risposta ai problemi ambientali (6 indicatori). Nel confronto con il ranking del 2022 -riferisce l’ADN Kronos-, scendono di molte posizioni anche la Francia, il Belgio e l’Ungheria, mentre Portogallo e Svezia fanno segnare significativi miglioramenti.

I risultati nei 17 indicatori vedono l’Italia al primo posto, come detto, solo in un caso: tasso di riciclo sul totale dei rifiuti urbani e speciali prodotti, indicatore nel quale doppiamo la media dell’Unione europea, oltre l’80% contro meno del 40%, e sopravanziamo di più lunghezze i più grandi Paesi europei. Mentre in tutti gli altri indicatori dal 2018 l’Italia segna progressi inferiori a quelli medi dell’Unione europea o addirittura passi indietro in valori assoluti. evidenziando un sostanziale stallo nella sua transizione ecologica.

Il record negativo più rilevante è il trend di decrescita delle nuove energie rinnovabili, solare ed eolico: nel 2022 la produzione italiana da eolico si è contratta di circa l’1% rispetto all’anno prima, mentre negli altri stati Ue è aumentata mediamente del 9% (in Germania del 10%, in Olanda e Danimarca di oltre il 18%); sempre nel ’22 la produzione da solare fotovoltaico è cresciuta in Italia del 10%, a fronte di un incremento del 26% nell’Ue (20% in Germania,  oltre il 25% in Spagna e Francia, il 54% in Olanda). Le prospettive sono assolutamente deludenti anche considerando solo la nuova capacità fotovoltaica installata: in Italia è aumentata dell’11%, la metà di quanto è cresciuta in media nella Ue (+22%) e addirittura un quinto di quanto è cresciuta in Olanda.
La transizione energetica dell’Italia è fortemente in ritardo, dobbiamo aggiungere: “come avevamo detto”?