La bicicletta si appresta ad essere il simbolo emblematico di
mobilità sostenibile, ma, è anche la chiave della transizione ecologica,
perché svolge un ruolo importantissimo nella riduzione delle emissioni di CO2.
Gli esempi di altri paesi europei non sembrano contagiare l’Italia.

La bicicletta è il mezzo di trasporto a due ruote più antico ed ecologico con cui spostarsi in città. Ma chi ha inventato la bicicletta? L’invenzione della bicicletta è da attribuire al barone tedesco Karl von Drais nel 1817 a seguito di una gravissima carestia in cui morirono la maggior parte dei cavalli che, all’epoca, erano il mezzo di trasporto più importante. Il Barone Karl von Drais volle inventare un “veicolo” che permettesse alle persone di spostarsi velocemente senza utilizzare i cavalli. In Italia fece il suo debutto nel 1819. In tutto il mondo, da più di 200 anni, si pedala. Senza inquinare, silenziosamente, ci si muove in equilibrio su due ruote, si macinano chilometri e si produce benessere: per se stessi e per l’intero pianeta.

Basti pensare che le Nazioni Unite le hanno dedicato una giornata, istituendo a partire dal 2018 la Giornata Mondiale della Bicicletta, che ricorre il 3 giugno di ogni anno. La bicicletta si appresta ad essere quindi il simbolo emblematico di mobilità sostenibile, ma bisogna aggiungere che, la bicicletta è anche la chiave della transizione ecologica, come dichiara Alessandro Tursi, presidente di Fiab – Federazione Italiana Ambiente Bicicletta. Secondo un recente sondaggio Ipsos, infatti, per l’88% delle persone la bicicletta svolge un ruolo importantissimo nella riduzione delle emissioni di CO2 ma cosa pensano gli italiani di questo mezzo di trasporto così versatile? Partiamo dal contesto internazionale europeo, nel quale la bicicletta riscuote consensi dalla quasi totalità della popolazione, che chiede a gran voce nuovi progetti infrastrutturali per rendere più semplice il suo utilizzo. E se in molti paesi dell’Europa l’uso della bicicletta è una consuetudine quotidiana, in Italia siamo di fronte a un contesto un po’diverso se non totalmente opposto.

Prendiamo come esempio Amsterdam, come ha fatto questa grande città a diventare la Capitale della bicicletta? Oggi è la Capitale della bicicletta. Ma negli anni Cinquanta, Amsterdam era una delle città più trafficate d’Europa. Ad invadere le strade in quell’epoca erano le macchine. Il traffico era così selvaggio che persino l’indice di mortalità stradale era tra i più elevati al mondo. Ma cosa è successo da quegli anni ad oggi? Cosa ha spinto i cittadini di Amsterdam a scatenare questa virtuosissima e sana rivoluzione della bicicletta? Sicuramente cambiare le abitudini delle persone non è semplice alla fine si tratta sempre di cultura, ma alle volte è il senso di responsabilità ad avere la meglio. I cittadini danesi hanno lanciato un chiaro messaggio a partire dagli 80’ con una serie di manifestazioni e proteste contro l’inquinamento selvaggio provocato dalle vetture, incidenti stradali sempre più in aumento e sulla possibilità di cambiare rotta investendo su migliaia di km destinati solamente alle piste ciclabili, e in questo modo Amsterdam risulta essere un chiaro esempio di come spesso l’attivismo dei cittadini più determinati e la buona volontà dell’amministrazione possano portare al raggiungimento di soluzioni sostenibili e vantaggiose per tutti.

Gli italiani non pedalano infatti molto, anzi, se confrontati ai danesi pedalano pochissimo. Ma se la domanda interna di biciclette è molto bassa, è l’export a far volare la produzione nazionale: l’Italia è infatti un Paese Leader in Europa per la realizzazione di biciclette e componenti ciclistici, con più di 8.000 lavoratori nel settore. Non ci mancano dunque i mezzi per pedalare di più ogni singolo giorno: ad essere in difetto, come vedremo, sono invece le strutture spesso incomplete se non irrealizzabili. Le azioni delle semplici amministrazioni volte e creare nuovi km di piste ciclabili non bastano se lo stesso Governo non prende decisioni chiare.

Alla fine, basti pensare che quei 2 km impiegati con la nostra utilitaria potremmo macinarli con le nostre gambe anziché con un cambio automatico dal retrogusto inquinante.

Federica Rochira, Website Founder