Un’associazione di consumatori riconosciuta dalla legge,
un network di professionisti ambientali come il nostro,
uniti per la contemporanea tutela degli interessi dei Consumatori e dell’Ambiente

Le associazioni ACU (Associazione Consumatori Utenti) e ClimateAid Network hanno chiesto all’Autorità Garante delle Concorrenza e del Mercato (AGCM)  di intervenire in merito all’offerta commerciale per luce e gas proposta da Poste Italiane, da poco lanciata sul mercato,ritenendo la pubblicità ingannevole ai sensi del codice del consumo, in quanto la comunicazione commerciale deve sempre basarsi su dati veritieri, pertinenti e scientificamente verificabili anche e soprattutto quando dichiari o evochi benefici di carattere ambientale o ecologico. Le associazioni bollano questa campagna pubblicitaria come un’azione di greenwashing, un ingannevole espediente di marketing per indurre i consumatori a pensare di acquistare da Poste Energia prodotti green e sostenibili, quando i valori ambientali richiamati nella comunicazione non corrispondono, o corrispondono in modo relativo, alla realtà dei fatti. Abbiamo sentito i protagonisti.

INTERVISTA A GIANNI CAVINATO PRESIDENTE DI ACU ASSOCIAZIONE CONSUMATORI UTENTI              

D.- Presidente, come mai un’associazione come ACU ha deciso di occuparsi della pubblicità di una grande azienda come Poste Italiane?

R.- Non è la prima volta che ACU si occupa di un’ipotesi di pubblicità ingannevole. Non molti anni fa, l’associazione aveva al proprio interno un dipartimento che si occupava proprio di questo, secondo un progetto comunitario: si chiamava Osservatorio della Pubblicità e della Comunicazione di Massa. Mi lasci anche ricordare anche che ACU è stata la prima associazione dei consumatori italiana a ricorrere all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, quando ancora non esistevano le competenze dell’AGCM, contro pubblicità ingannevoli di grandi aziende tipo SIP [oggi Telecom], Ferrero, o un Istituto Bancario come il Medio Credito Lombardo, ecc… Lo IAP è un organismo privato e per sollecitarne una decisione, bisogna pagare una certa somma. L’abbiamo fatto di tasca nostra.

D.- E come è andata?

R.- Abbiamo sempre vinto, con conseguente ordine di cessazione delle pubblicità dichiarate ingannevoli. Ricordate il claim “Dentifricio raccomandato dai vostri dentisti”? Quello (e altri) lo abbiamo bloccato noi di ACU, così come tutte le pubblicità di prodotti “raccomandati” da “camici bianchi” [che purtroppo stanno ritornando].

D.- Oggi avete scelto di occuparvi di temi ambientali?

R.- Non è stata una scelta, ma una presa d’atto di una realtà. I temi ambientali e quelli della tutela dei consumatori si intrecciano sempre di più. La vendita dell’energia è uno di questi casi, specie nell’epoca della transizione ecologica. I consumatori chiedono sempre più prodotti green e hanno tutto il diritto di essere sicuri che quello che acquistano sia realmente green. Allo stesso tempo, se si allontanano dal mercato coloro che dicono di vendere green ma non lo fanno realmente, si dà una mano alla tutela dell’ambiente.

D.- Avete in mente altre iniziative di questo tipo?

R.- Certamente. Tutte le attività sospettate di rappresentare un greenwashing sono allo stato da noi attentamente monitorate. Ci aspettiamo dall’AGCM che vengano stabilite regole chiare che consentano ai consumatori di avere la certezza nelle proprie scelte rispetto a tutte le pratiche di green marketing. E poi siamo fortemente impegnati, e questo da sempre, anche sotto l’aspetto delle certificazioni di qualità e di origine dei prodotti e, in quest’ambito, vogliamo giocare un ruolo da protagonisti nell’interesse dei consumatori.

INTERVISTA A GIUSEPPE D’IPPOLITO, AVVOCATO      

                           

D.- Avvocato, lei oltre ad essere uno dei fondatori del nostro blog, è stato colui che ha materialmente redatto la segnalazione contro Poste Italiane. Vuole spiegarci cosa ritenete ingannevole in quelle pubblicità?

R.- Innanzitutto vorrei far presente che prima di depositare la segnalazione presso l’AGCM, abbiamo più volte interloquito con Poste Italiane, comunicando loro quale erano le nostre perplessità.

D.- Con quali risultati?

R.- Purtroppo nessuno. Poste è rimasta ferma sulle sue posizioni, ritenendo la propria comunicazione commerciale assolutamente corretta e poiché noi siamo rimasti fermi nei nostri convincimenti, non è rimasto da far altro che rimetterci ad un arbitro: in questo caso, la legge affida tale compito all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, cui ci siamo rivolti.

D.- E quali sono i profili di ingannevolezza segnalati?

R.- Se si tratti di affermazioni ingannevoli o meno lo dirà l’AGCM, ma noi riteniamo che non sia corretto, ad esempio, affermare di poter portare a casa dei consumatori energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili e prodotta in Italia.

D.- Perché?

R.- Perché, almeno fino ad oggi, nessuno, e tantomeno Poste, collega il tuo contatore di casa ad una fonte rinnovabile. Quello che arriva a casa è sempre un mix di energia, da fonti rinnovabili ma anche da fonti fossili, dall’Italia o dall’estero. La composizione di questo mix, secondo la legge, deve essere dichiarata dal venditore in bolletta, che però può farlo solo dopo la fornitura e non prima, perché prima neppure lui lo conosce. Poste, probabilmente, acquisterà pure dai suoi fornitori energia solo da fonti rinnovabili ma la immette nella rete nazionale e quello che arriva a casa dei suoi clienti è cosa diversa.

D.- Altri aspetti contestati?

R.- Per essere sintetici, passiamo all’offerta gas. Poste sa bene, e lo scrive, che la filiera legata al consumo di gas è altamente inquinante, ciononostante definisce la sua fornitura Green e Sostenibile perché effettua una compensazione dell’inquinamento prodotto dal gas, acquistando crediti di carbonio per progetti in India, Brasile e Indonesia. Ma non per questo il gas, diventa green e la sua offerta sostenibile. Il gas era, è e sarà, sempre altamente inquinante e dannoso per l’ambiente.

D.- Che esito si aspetta dal ricorso?

Come tutti gli avvocati che propongono un’azione, sono fiducioso in un esito positivo, ma non tanto perché chiedo la condanna della pubblicità di Poste, quando piuttosto perché mi auguro che l’AGCM, nell’occasione, regoli in modo chiaro e in linea con la UE e altri paesi europei, le modalità con cui si possono utilizzare i termini “green” e “sostenibile” e disciplini tutta la comunicazione ambientale. Oggi, in questo campo c’è un vero far west e dobbiamo aiutare i consumatori che vogliono veramente contribuire alla difesa dell’ambiente, a scegliere chi effettivamente vende prodotti che danno questo contributo, e chi no.

 Interviste realizzate da Federica Rochira, Website Founder