Ci sono specie viventi che più di altri risentono
delle mutazioni ambientali al punto da poter essere considerati
degli indicatori dei cambiamenti climatici, tra questi, gli uccelli

«La tecnica dello Spirito santo» potrebbe indurre all’equivoco. Non c’entra la storia del monaco Gioacchino da Fiore, che nel XII secolo fondò in Sila un Ordine religioso basato sulla povertà e il cui pensiero alimentò l’amore di Francesco d’Assisi per la natura e arrivò ad influenzare la filosofia di Dante Alighieri e la pittura di Michelangelo Buonarroti. L’espressione si riferisce, invece, al volo di alcuni rapaci a mo’ di elicotteri, funzionale ad inquadrare il territorio per riconoscere le prede.

È una delle curiosità contenute nell’Atlante fotografico degli uccelli del Parco nazionale della Sila, edito dallo stesso Parco, giunto di recente alla seconda edizione e firmato da Gianluca Congi, ornitologo, ambientalista, agente della Polizia provinciale di Cosenza e divulgatore appassionato con un trentennio di ricerca sul campo, fatta di esplorazione costante, osservazioni, intuizioni, appunti addirittura poetici e migliaia di fotografie di volatili della zona.

Il volume, con la prefazione di Francesco Curcio, presidente del Parco nazionale della Sila, è uno strumento utilissimo per conoscere l’avifauna silana, grazie alle foto degli uccelli scattate da Congi, che nel testo ha classificato e descritto ben 212 specie avvistate, appartenenti a 19 ordini e 53 famiglie.

La Sila è un altopiano di 150mila ettari nel cuore della Calabria. Quasi la metà della superficie in argomento ricade nell’area protetta dell’omonimo Parco nazionale, ubicato al centro del Mediterraneo e ricco di vegetazione, paesaggi spettacolari e scenari differenti nelle quattro stagioni: l’autunno umido dai molteplici colori vivaci; l’inverno nevoso nel silenzio imperturbabile della natura; la primavera scandita dall’espansione di profumi di boschi e radure che non sembrano meridionali; l’estate fresca con il verde cangiante di pinete e faggete in cui si avverte il fruscio dell’acqua di torrenti ancora pescosi.

Nel contesto Congi ha condotto e svolge i suoi studi in campo ornitologico, che, pubblicati anche su riviste scientifiche internazionali, gli hanno permesso di registrare la nidificazione fino a circa 1200 metri di altitudine del gruccione, uccello variopinto amante delle regioni calde. Mai, prima d’ora, ne era stata accertata l’attività riproduttiva nelle montagne silane, che risale almeno al 2012, secondo l’autore dell’Atlante fotografico. Si tratta di un limpido segno del cambiamento climatico, che negli anni sta alterando pressoché inavvertitamente la preziosa biodiversità dell’altopiano silano.

L’esperienza, l’attenzione, la curiosità e il rigore metodologico di Congi gli hanno consentito di individuare uccelli non autoctoni e di ricondurne la presenza nel Parco nazionale della Sila a trasformazioni del clima piuttosto accelerate, che potrebbero produrre danni incalcolabili in uno degli ultimi paradisi montani dell’Italia, noto anche per la sua aria, risultata la più pulita d’Europa a seguito di uno studio di un laboratorio modenese che misura i livelli d’inquinamento da nanoparticelle.

Tra l’altro Congi ha documentato la nidificazione in Sila della cicogna nera, uno dei più rari uccelli d’Europa.

L’Atlante fotografico degli uccelli del Parco nazionale della Sila è quindi anche un libro della memoria, oltre che di conoscenza di un mondo, quello dei volatili, che non siamo più abituati a guardare e a scrutare, spesso incuranti che oggi una rondine potrebbe fare primavera, in un ambiente gravemente condizionato dai cambiamenti climatici provocati dal capitalismo dei consumi. Il libro si apprezza per la sua chiarezza e agilità e, pertanto, può essere letto e utilizzato anche dai bambini, i più adatti a difendere, in virtù della loro sensibilità ed innocenza, il valore della natura e della vita. È un regalo di Congi alla sua comunità di montagna e alle nuove generazioni. È infine un esempio di come l’ambientalismo dell’autore, sorto nell’adolescenza e mai abbandonato, si sia trasferito in un’opera importante, che invita tutti a considerare i pericoli del clima, diventato nemico della bellezza, della ricchezza e dell’armonia dei nostri luoghi più cari.

Emiliano Morrone, giornalista