Il cambiamento climatico ha effetti diretti in campi che spesso riteniamo (a torto) distanti da quelli del clima. Uno di questi effetti riguarda il biglietto del bus: molti sorrideranno, e quasi tutti penseranno agli effetti negativi, tra cui quello di un aumento del prezzo.  D’altronde è di questi giorni la raffica di aumenti che, con la scusa del prezzo del petrolio e del gas che sono saliti, investe a cascata tutti i prodotti e tutti i settori, compresi quelli dei servizi come salute e trasporti.

Ma la mia attenzione è stata attirata da un provvedimento che va controcorrente e contraddice la vulgata che vuole nel basso prezzo del petrolio e delle materie prime la chiave della spinta verso lo “sviluppo” (concetto che ritengo sempre più in crisi ed obsoleto). Invece, niente di più improbabile di questo teorema: il mantenimento per decenni dei prezzi bassi ha prodotto solo discriminazioni e distanze sociali sempre maggiori e con essi non sono arrivate soluzioni innovative, ma solo tecnologia al servizio del profitto e maggiore inquinamento.  Cambiare il punto di vista e favorire una diversa impostazione di vita anche con il trasporto pubblico, mi sembra più utile del semplicistico e sempre più teorico “prezzi bassi per sviluppo e benessere”.  

Così, mentre tutti gli amministratori locali, sognando un prezzo basso per gas e petrolio, si apprestano invece ad aumentare tariffe e contributi e cercano di trovare il modo di comunicarlo in maniera indolore ai malcapitati cittadini, a Bari si viaggia controcorrente, perché l’ing. Antonio Decaro, attuale sindaco di Bari e presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), con un’uscita ad effetto ha annunciato con il nuovo anno una campagna di abbonamenti al servizio di trasporti pubblico della città fondata sul prezzo “politico” di 20 € /anno. È stato annunciato che “con venti euro all’anno a Bari si potranno prendere gli autobus tutti i giorni”. Questa è la speciale tariffa promossa dal Comune per invogliare i cittadini a spostarsi con i mezzi pubblici, come annuncia su Facebook il sindaco Antonio Decaro: “Siamo la prima città italiana ad adottare questa politica in favore della domanda di mobilità sostenibile, garantendo a tutti i cittadini l’accesso al trasporto pubblico locale”. L’obiettivo evidente è duplice: invitare i cittadini a lasciare l’auto a casa (migliorando la qualità dell’aria e riducendo l’inquinamento acustico) e aumentare la vivibilità del centro.

È vero che la tariffa agevolata varrà “solo” per i primi 20.000 abbinamenti, ma il loro numero attuale si aggira attorno ai 9.000, quindi il raggiungimento dell’obiettivo sarebbe un sostanziale incentivo all’abbandono dell’auto per circolare in città ed un’inversione di tendenza sull’utilizzo del servizio pubblico.

Contrariamente a quanto mi sarei aspettato, la notizia non ha suscitato un plauso unanime, anche se i miei amici in città hanno fatto commenti positivi, al massimo criticando l’attuale funzionamento del servizio (considerato uno dei motivi della disaffezione all’uso del mezzo pubblico).

A riguardo devo dire che sino ad ora il sindaco si è mosso secondo una logica di maggiore vivibilità e riduzione del disagio e dei costi sociali che esso comporta, sviluppando diverse iniziative nel trasporto urbano: la realizzazione di grandi posteggi periurbani in cui lasciare l’auto per tutta la giornata al costo di 1€, includendo il diritto al trasporto urbano da/verso il centro (iniziativa riuscita, mi sembra); la realizzazione di piste ciclabili, la cui efficacia sino ad ora limitata viene integrata dalla messa in opera delle prime cinquanta installazioni per il servizio di bike sharing. Credo che, per dare corpo alla campagna sull’uso dei mezzi pubblici, si dovrà unire un miglioramento sostanziale della qualità del servizio e avviare a soluzione alcuni problemi comuni a tutti i centri urbani in Italia e all’estero: la funzionalità del servizio sino ad ora limitata quasi esclusivamente nelle aree centrali urbane, la sua inefficienza in quelle periferiche e la scarsezza dei collegamenti trasversali, così importanti per lo sviluppo a rete e per il decentramento nelle aree metropolitane.  

La soluzione di questi problemi non richiede solo competenza ma partecipazione, ed il ruolo dei cittadini dovrà senz’altro essere superiore a quello avuto in passato. Inventare nuovi strumenti, decentrare alcune decisioni, autonomizzare le aree d’intervento: sono metodologie già utilizzate con successo altrove e che purtroppo faticano ad essere introdotte in Italia.

Che la reazione istituzionale alla mossa del presidente dell’ANCI sia stata molto limitata, lo dimostra la sua rapida rimozione dalle pagine dei giornali ed i malumori registrati tra gli altri amministratori del Paese, sintetizzati dalle parole el sindaco di Milano Giuseppe Sala, che l’ha tacciata di essere “Passo indietro nello sviluppo del trasporto pubblico: significa portare al tracollo tanti comuni”. A riguardo rilevo che una recente indagine SWG (Il futuro dell’auto è il titolo della ricerca) conferma l’aumento di consenso in Italia per iniziative simili a quelle promosse dal sindaco di Bari, bocciando la presa di posizione di molte associazioni ed imprese di settore che auspicano un ripensamento della decisione UE di stop alla produzione di auto con motori a scoppio nel 2035.

Personalmente plaudo a questa misura ed al coraggio del sindaco di Bari che “ci mette la faccia” e, da esperto quale è della materia “trasporto urbano” (laureato con questa specializzazione ingegneristica, ebbe il primo incarico da assessore del trasporto urbano in una giunta barese di vent’anni fa), cerca di prefigurare un futuro delle nostre metropoli che non sia basato solo su di un approccio finanziario (riduzione delle spese e investimenti “produttivi”), sempre più in mano a speculatori di ogni genere, ma si realizzi attraverso la creazione di diritti comuni che promuovano abitudini che, contrastando il cambiamento climatico, permettano di vivere bene anche in nuova situazione.

Le grandi mostre come l’Expo di Milano o i recenti mondiali di calcio hanno reso evidente l’insostenibilità di luoghi per mega-eventi se essi sono valutati solo attenendosi ad alcuni parametri tecnici, prescindendo da quelli sociali, biologici ed ambientali: lo dimostrano anche, in periodo di cambiamento climatico, le difficoltà di programmazione delle prossime olimpiadi invernali Milano-Cortina. Le disparità che si creano quando i parametri tecnici non si uniscono a quelli sociali, segnano ancora la sottovalutazione di questi ultimi e non producono un valore simbolico degli interventi tale da permette di cambiare mentalità e favorire soluzioni sostenibili. 

L’iniziativa di dare un abbonamento annuale a prezzo accessibile a tutti, a prescindere da qualunque condizione di reddito, rientra in una visione di vivibilità ambientale e sociale per tutti a prescindere dalla collocazione sociale. Il servizio pubblico, nella logica rappresentata dalla riduzione del costo dell’abbonamento sino alla gratuità, ritorna ad essere una responsabilità collettiva finanziata, in prospettiva, dalla fiscalità generale; una rinnovata centralità che aiuta a rimuovere l’auto come status symbol, per ridare ai trasporti il valore di diritto sociale.

Una ulteriore riflessione ed un invito al sindaco e agli amministratori dei comuni italiani: lo sviluppo di iniziative sociali e, in esse, la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni mi sembrano essenziali e c’è da augurarsi che avvengano superando i limiti spesso riscontrati in passato. 

Gianfranco Laccone, agronomo, presidenza nazionale ACU Associazione Consumatori Utenti