Nel cuore di un’area già profondamente segnata dall’inquinamento ambientale, a pochi passi dalla discarica di Roncigliano e su una falda idrica in crisi, si progetta un nuovo impianto destinato a cambiare il volto – e la salute – di Roma: il termovalorizzatore di Santa Palomba. Presentato come soluzione definitiva al problema dei rifiuti, il progetto solleva invece un allarme crescente tra medici, ambientalisti e cittadini. A preoccupare non è solo l’impatto diretto delle emissioni, ma anche la produzione di ceneri tossiche, l’effetto cumulativo su un territorio già compromesso, e il pericolo sanitario per le generazioni future. In un momento storico in cui l’Europa spinge per la riduzione e il riciclo, Roma rischia di vincolarsi per decenni a una tecnologia che altrove si sta dismettendo. Questo articolo esplora le criticità ambientali e sanitarie del progetto, smascherando miti e promesse dietro il linguaggio rassicurante del “termovalorizzatore”.

 

 

Per un medico non c’è differenza tra termovalorizzatore ed inceneritore, il meccanismo alla base è lo stesso e tutto quello che brucia produce sostanze tossiche. L’effetto massimo- va precisato- si ha in prossimità della fonte, ma i gas si diffondono, il particolato (aggregato di contaminanti che si sono formati nella fornace) precipita al suolo trasferendo il suo carico di malattie ad acqua, foraggi, cibi coltivati che verranno consumati anche a distanza.Fumo nero dal camino di una fabbrica

L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia ogni anno muoiono circa 47 mila persone a causa della contaminazione ambientale da PM 2,5, e il particolato fine è capace di entrare nel nostro organismo e causare non solo cancro e malattie respiratorie, ma anche tutte quelle patologie che vediamo nei paesi sviluppati: malattie cardiovascolari come l’infarto, malattie cerebrovascolari come l’ictus, neurodegenerative come il Parkinson, metaboliche come il diabete. L’inquinamento di fondo è così grave che, secondo uno studio del Cnr anche se si seguono comportamenti virtuosi (come attenzione alla dieta, no fumo, controllo del peso) i benefici vengono annullati se si vive in aree ad elevato inquinamento.

Concetto di illustrazione 3D del bambino del feto umano nell'anatomia dell'uteroMolte sostanze sono capaci di oltrepassare la placenta e raggiungere il feto agendo così su un organismo in formazione, quindi più suscettibile al danno. Il bambino allattato al seno prenderà poi, attraverso la madre, tutti quei tossici che passano nel latte, come le diossine.
Anche crescendo il bambino rischia di più perché gattona, tocca l’ambiente che lo circonda e mette le mani in bocca, assumendo così una quantità maggiore di contaminanti; inoltre, il suo metabolismo è immaturo e quindi ha più difficoltà ad eliminarli.
Un ambiente contaminato in questo modo può provocare modificazioni genetiche che lo espongono ad alcuni tipi di cancro (e di malformazioni) e modificazioni epigenetiche che aumenteranno il rischio di sviluppare nel corso della vita quelle malattie che abbiamo visto nell’adulto. A queste si aggiungono le patologie del neurosviluppo come autismo e disturbi di ADHD. Infine, molti tossici ambientali prodotti dagli inceneritori, come diossine e piombo, possono interferire con il sistema endocrino predisponendo a malattie della tiroide e dello sviluppo sessuale (malformazioni, disturbi della pubertà, infertilità).

Occorre, per eliminare il problema dei rifiuti, partire da una differenziata spinta che ci permetta di riciclare più materiale possibile, a cominciare dall’organico gettato nei cassonetti stradali che è il vero grande problema perché contamina i materiali come la carta che potrebbero essere recuperati.
E poi studiare ed incentivare nuove tecnologie invece di congelare Roma per 33 anni ad un meccanismo che le grandi città europee stanno già in parte dismettendo, vedi la Danimarca, sede del famoso inceneritore di Copenaghen, che ha programmato di ridurre la capacità di incenerimento dei suoi impianti del 30%. Semplicemente perché tutte le direttive europee vanno verso la riduzione, il riuso ed il riciclo dei rifiuti: quando anche a Roma assumeremo un comportamento più virtuoso dovremo importare rifiuti da altre aree per alimentare questo impianto il cui rendimento, è importante ricordarlo, deve essere assicurato alle società che lo hanno finanziato per tutto il periodo del suo funzionamento, pena il pagamento di una penale (che pagheranno i cittadini).

Camion della spazzatura che scarica i rifiuti in discarica, concetto ambientale. Copia spazio.Altro mito da sfatare è che l’inceneritore permetta di evitare le discariche: anche con l’inceneritore avremo un residuo: 1/4 di quello che entra. L’impianto di Santa Palomba dovrebbe bruciare 600mila tonnellate di indifferenziata l’anno, quindi, residueranno 150mila tonnellate di ceneri ogni anno per 33 anni e a differenza del materiale che entra, che è di origine domestica e quindi di per sé poco tossico, i rifiuti sottoposti ad una temperatura di 900-1000gradi generano moltissime sostanze nocive. Il destino di questa enorme quantità di ceneri è la discarica, che non assicura un confinamento degli inquinanti in eterno, o (e ne ha parlato anche il sindaco Gualtieri) esiste la possibilità di miscelarle a materiali da costruzione (strade, cemento) con la certezza che con l’usura di questi materiali gli inquinanti torneranno nell’ambiente minando la salute delle future generazioni.

In Veneto, intorno all’inceneritore di Fusina, per fare un esempio, nel 2023 è stato fatto uno studio partito dalle popolazioni locali e a cui ha partecipato proprio l’Isde e alcune uova di gallina allevate a terra avevano livelli di diossina elevatissimi: il consumo di un uovo bastava per superare la dose massima tollerabile per una settimana per l’adulto, e di 7 volte quella per i bambini. Per tale motivo in Francia viene vietato il consumo di uova di galline allevate a terra attorno all’inceneritore di Parigi. La diossina, come altri “inquinanti eterni” prodotti dagli inceneritori, non viene metabolizzata né dagli animali, né dalle piante e quindi si accumula, soprattutto nei grassi. La sua pericolosità è tale che l’Agenzia Europea della Sicurezza Alimentare ha abbassato negli ultimi anni la dose massima tollerata di 7 volte, portandola da 14 a 2 picogrammi, e parliamo di picogrammi, cioè di miliardesimi di milligrammo.

A Santa Palomba le persone vivono già in una zona fortemente contaminata e con questo impianto si avrebbe un effetto di sommazione del rischio sanitario. A 800 metri dal terreno su cui dovrebbe essere costruito l’inceneritore c’è infatti la discarica di Roncigliano che è stata utilizzata per 40 anni (anche da Roma) causando un inquinamento gravissimo delle falde acquifere: dal 2010 al 2021 si sono rilevati 129 sforamenti dei limiti di molte sostanze organiche ed inorganiche, molte delle quali cancerogene. Per non parlare del consumo d’acqua richiesto da un inceneritore per il raffreddamento: la falda sottostante è quella dei laghi di Albano e Nemi, in grave crisi idrica e la popolazione locale in estate ha il divieto di utilizzarla per scopi diversi da quello potabile.
Revisioni recenti (Tait et al., 2019; Domingo et al., 2020; Vinti et al., 2021) hanno mostrato associazioni rilevanti tra le emissioni degli inceneritori e molteplici esiti come cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie in termini sia di mortalità che di morbilità. Gli esiti riproduttivi e i difetti congeniti sono, così come le disfunzioni endocrine, eventi frequentemente studiati in questo tipo di contesti.

D’altra parte, non ci sono dubbi sugli effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana. Si è detto “non inquinerà più di una strada”, ma ad ammalarsi saranno proprio i nostri figli.

Francesca Mazzoli, pediatra, ISDE Italia