
Ogni volta che attraversiamo una foresta spezzata da una strada, vediamo un fiume ridotto a canale o camminiamo in una città senza alberi, assistiamo a una sconfitta silenziosa. La natura italiana, una delle più ricche d’Europa, si sta sgretolando sotto i nostri occhi. Eppure, proprio mentre tutto sembra cedere, arriva un’opportunità senza precedenti: la Nature Restoration Law europea. Una legge che non si limita a proteggere quel poco che resta, ma che ci chiede — e ci obbliga — a curare, ripristinare, far rinascere. Non è solo una questione di ambiente: senza natura non avremo agricoltura, acqua, turismo, città vivibili. Senza natura, crolla anche la nostra economia e la nostra salute. Per questo l’Europa, e con essa l’Italia, ha un compito urgente: ricucire il tessuto lacerato della biodiversità. In un’epoca in cui cambiamenti climatici e perdita di biodiversità non sono più problemi lontani ma emergenze quotidiane, l’Europa ha lanciato una sfida storica: ricostruire ciò che stiamo perdendo. La Nature Restoration Law non è solo un piano ecologico, ma una vera occasione di rinascita per territori, comunità e economie. Anche in Italia, nonostante resistenze e ritardi, si apre una partita decisiva: salvare la nostra natura significa salvare noi stessi. In questo articolo scopriremo perché la Nature Restoration Law è forse l’ultima possibilità per salvare l’Italia verde che stiamo perdendo, quali sfide ci attendono e perché il lavoro di risorse come il National Biodiversity Future Center sarà decisivo per trasformare le promesse in realtà.
La natura italiana è sotto attacco. Fiumi inquinati, foreste frammentate, campi desertificati, specie che scompaiono ogni anno senza che nemmeno ce ne accorgiamo. In questo scenario preoccupante, la Nature Restoration Law dell’Unione Europea, approvata nel 2024, rappresenta molto più di una semplice legge: è l’ultima possibilità concreta per invertire la rotta e restituire vita ai nostri territori.
Cos’è la Nature Restoration Law
La Nature Restoration Law è un regolamento che nasce da una verità semplice ma spesso ignorata: proteggere ciò che resta non basta più. Dobbiamo riparare i danni già fatti.
Per questo il regolamento europeo chiede agli Stati membri di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030, migliorare habitat, fiumi, zone umide, foreste, aree agricole degradate, rinforzare la presenza di alberi in città e aumentare la biodiversità anche negli spazi urbani.
E non si tratta di un consiglio: sono obiettivi giuridicamente vincolanti, cioè obbligatori per legge.
Perché è urgente
Secondo il Rapporto UE sullo stato di attuazione del Green Deal pubblicato a marzo 2025, senza un massiccio intervento di restauro della natura, l’Europa non riuscirà a contenere la crisi climatica né a garantire acqua pulita, cibo sano ed economie resilienti.
In altre parole, ripristinare la natura non è solo un dovere etico: è una questione di sopravvivenza.
Anche in Italia i segnali sono drammatici: nel 2024, oltre il 60% dei suoli agricoli risultava a rischio erosione o siccità permanente, mentre numerose specie di insetti impollinatori sono sparite da vaste aree del Paese.
Eppure, nel Consiglio UE, l’Italia ha scelto di votare contro la Nature Restoration Law, sostenendo che avrebbe danneggiato agricoltori ed economie locali. Una scelta che rischia di farci perdere tempo prezioso, proprio mentre la natura ci manda segnali d’allarme sempre più forti.
E adesso? L’Italia deve comunque agire
Nonostante il voto contrario, il regolamento è in vigore. Entro il 2026, il nostro Paese dovrà presentare a Bruxelles un Piano nazionale per il ripristino della natura.
Un documento concreto, che dovrà indicare dove e come intervenire, chi si occuperà del monitoraggio, come coinvolgere cittadini, agricoltori, sindaci e imprese.
In questo percorso, il governo italiano ha promesso l’avvio di una consultazione pubblica, per raccogliere idee e osservazioni da tutta la società civile. Ma il rischio è che si proceda con poca convinzione, solo per “adempiere” formalmente senza reali cambiamenti sul territorio.
Un alleato chiave: il National Biodiversity Future Center
Per fortuna, l’Italia può contare su una risorsa preziosa: il National Biodiversity Future Center (NBFC).
Il NBFC riunisce università, centri di ricerca, enti pubblici e aziende con l’obiettivo di studiare la biodiversità italiana in modo scientifico e aggiornato, trovare soluzioni innovative per restaurare habitat e salvare specie in pericolo, formare nuove professionalità capaci di guidare la transizione ecologica.
Attraverso progetti come i Biodiversity Restoration Hubs, il NBFC vuole creare veri e propri “cantieri” della rinascita naturale in tutta Italia, dove cittadini, scienziati e amministratori lavorano insieme.
Inoltre, i dati scientifici raccolti dal NBFC saranno fondamentali per definire obiettivi concreti, misurabili e credibili nel Piano nazionale, evitando interventi improvvisati o inutili. In particolare, nella presentazione del Report sulla Nature Restoration Law, tenuta dal NBFC a Roma il 18 marzo, si è sottolineata l’importanza di programmare, tra gli strumenti di maggiore valore, un catalogo delle Nature Based Solutions ovvero soluzioni ispirate alla natura, efficaci per riqualificare aree soggette ad alterazioni ambientali e antropiche.
In dettaglio: cos’è il National Biodiversity Future Center
Il National Biodiversity Future Center (NBFC) è il primo centro nazionale italiano interamente dedicato alla biodiversità, nato con l’obiettivo di monitorare, conservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani del nostro Paese e dell’area mediterranea.
Obiettivi principali
Il NBFC si propone di:
– monitorare la biodiversità italiana,
– conservare e ripristinare gli ecosistemi degradati,
– valorizzare la biodiversità come elemento centrale per lo sviluppo sostenibile,
– promuovere la gestione sostenibile della biodiversità per migliorare la salute del pianeta e generare benefici per tutti.Come i cittadini possono collaborare
Il NBFC promuove la partecipazione attiva dei cittadini attraverso:
Programmi educativi: iniziative nelle scuole e nelle comunità per sensibilizzare sull’importanza della biodiversità.
Progetti di citizen science: coinvolgimento dei cittadini nella raccolta di dati scientifici.
Eventi pubblici: come il Forum Nazionale della Biodiversità, che nel 2025 si terrà a Milano dal 19 al 22 maggio.
Piattaforme online: per condividere dati, risultati e buone pratiche legate alla biodiversità.Quando è nato
Il NBFC è stato istituito il 1° settembre 2022 ed è stato presentato ufficialmente il 22 maggio 2023, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità.Dove si trova
La sede centrale del NBFC si trova a Palermo, presso Piazza Marina, 61.Chi lo coordina
Il centro è coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e coinvolge oltre 2.000 ricercatori provenienti da università, enti pubblici e imprese.Com’è organizzato
Il NBFC adotta un modello organizzativo Hub & Spoke, con un “hub” centrale e 6 spoke tematici dedicati a:Spoke 1. Mare e Biodiversità marina
Focus: Monitoraggio e conservazione degli ecosistemi marini italiani.
Enti coinvolti: CNR, Università di Palermo, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS).Spoke 2. Terre emerse e Biodiversità terrestre e d’acqua dolce
Focus: Studio e conservazione della biodiversità terrestre e delle acque interne.
Enti coinvolti: Università degli Studi di Siena, CNR.Spoke 3. Aree umide, Funzioni ed ecosistemi
Focus: Analisi delle funzioni ecologiche degli ecosistemi e dei servizi ecosistemici.
Enti coinvolti: CNR, Università degli Studi di Udine.Spoke 4. Città e Biodiversità urbana
Focus: Studio della biodiversità nelle aree urbane e sviluppo di soluzioni basate sulla natura.
Enti coinvolti: Politecnico di Milano, Università di Padova.Spoke 5. Formazione, comunicazione e educazione
Focus: Sensibilizzazione e educazione sulla biodiversità attraverso attività di citizen science e comunicazione.
Enti coinvolti: Università di Padova, CNR.Spoke 6 . Innovazione e politiche
Focus: Sviluppo di tecnologie innovative e supporto alle politiche per la conservazione della biodiversità.
Enti coinvolti: Università di Siena, CNR.Questo modello consente una gestione efficace e una collaborazione interdisciplinare tra i vari attori coinvolti.
Per ulteriori informazioni e per scoprire come partecipare alle iniziative del NBFC, è possibile visitare il sito ufficiale in questa pagina ne IL MEGLIO DAL WEB.
Il progetto Biodiversity Restoration Hubs
Il progetto Biodiversity Restoration Hubs non è un’iniziativa unica, ma un concetto che si manifesta attraverso diverse iniziative globali e regionali, tutte focalizzate sul restauro ecologico e sulla conservazione della biodiversità. Ecco una panoramica di alcune delle principali iniziative che incarnano questo concetto:
1. Ecosystem Restoration Hub – Decade delle Nazioni Unite per il Restauro degli Ecosistemi
Lanciata nel 2021, questa iniziativa globale mira a fermare la degradazione degli ecosistemi e a ripristinarli per raggiungere gli obiettivi globali. Solo con ecosistemi sani possiamo migliorare i mezzi di sussistenza delle persone, contrastare i cambiamenti climatici e fermare il collasso della biodiversità. Il Decade Hub funge da punto di riferimento per chiunque sia interessato al restauro, fornendo informazioni su progetti, partner, finanziamenti e conoscenze necessarie per rendere efficaci gli sforzi di restauro (hub.decadeonrestoration.org).2. Forest Landscape Restoration (FLR) Hub – Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN)
Questo hub globale risponde alle esigenze dei paesi e dei partner per superare le barriere, migliorare le opportunità basate su successi precedenti e accelerare l’attuazione del restauro del paesaggio forestale su larga scala. Si concentra su paesi dell’Africa e dell’America Latina, come Brasile, Colombia, Madagascar, Perù, Tanzania e Uganda, contribuendo a generare benefici per il clima, la biodiversità e il benessere umano (iucn.org).3. BiodivRestore Knowledge Hub
Il BiodivRestore Knowledge Hub riunisce 52 esperti provenienti da diverse discipline, tra cui biodiversità, ecologia, scienze sociali, scienze politiche e gestione del territorio. Questi esperti provengono da progetti BiodivRestore, ma anche da altri progetti Biodiversa+ e iniziative dell’UE. Il hub opera attraverso due task force dedicate, ciascuna focalizzata su una funzione chiave, e mira a supportare l’attuazione della Legge Europea sul Restauro della Natura (www.biodiversa.eu).4. Restor – Piattaforma globale per il restauro e la conservazione della natura
Restor è una piattaforma online che consente a chiunque sia coinvolto in progetti di restauro naturale di mostrarli, monitorarli, trovare finanziamenti e connettersi con la comunità. È uno strumento utile per condividere conoscenze, raccogliere dati e collaborare su iniziative di restauro in tutto il mondo (restor.eco).5. Hubs locali in Kenya – Centre for Ecosystem Restoration (CERK)
In Kenya, il CERK gestisce tre hub di restauro in ecosistemi distinti: Highland Hub, Savannah Hub e Coastal Hub. Questi hub operano in paesaggi diversi, tra cui montagne, savane e coste, per migliorare la capacità di restauro e conservazione degli ecosistemi in Kenya. Ogni hub è adattato alle specifiche esigenze ecologiche e culturali delle rispettive regioni (cerkenya.org).6. WaterLANDS – Progetto finanziato dall’UE
WaterLANDS è un progetto finanziato dall’UE che mira a ripristinare siti umidi in tutta Europa e a scalare il restauro degli ambienti umidi per ecosistemi sostenibili, comunità e biodiversità. È uno dei quattro progetti finanziati sotto la Green Deal Call 7.1 dell’H2020, collaborando con altri progetti come MERLIN, REST-COAST e SUPERB per massimizzare l’impatto positivo (waterlands.eu).
Ripristinare la natura conviene a tutti
Restaurare fiumi, boschi e zone agricole degradate non è una minaccia per agricoltori, pescatori o imprese.
Anzi, un ambiente sano:
– protegge i raccolti dalle siccità e dalle alluvioni;
– garantisce acqua pulita e terreni fertili;
– attira turismo responsabile e nuove opportunità economiche.
Secondo gli studi europei, ogni euro investito nella rinaturazione degli ecosistemi genera fino a 8 euro di benefici economici e sociali.
Salvare la natura, salvare il nostro futuro
La natura non può aspettare, e nemmeno noi.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di cittadini consapevoli, pronti a difendere il futuro verde dell’Italia. Informati, partecipa alla consultazione pubblica sulla Nature Restoration Law, sostieni progetti di ripristino come quelli del National Biodiversity Future Center. La rinascita della natura comincia anche da te.
La Nature Restoration Law ci ricorda che il tempo delle mezze misure è finito.
Se agiamo ora, possiamo lasciare ai nostri figli un’Italia più verde, più ricca di vita, più resiliente. Se rinviamo ancora, rischiamo di perdere non solo specie ed ecosistemi, ma anche salute, lavoro e qualità della vita.
Non è solo una questione ambientale: è la sfida della nostra generazione. E dobbiamo affrontarla insieme.
Giuseppe d’Ippolito