
Un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) e del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), che trovate in questa pagina ne IL MEGLIO DAL WEB, analizza l’impatto dell’azione climatica sul PIL: più ambizione oggi vale +3% nel 2050 e +13% nel 2100. Il 25 marzo 2025, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) e il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) hanno pubblicato un rapporto congiunto che analizza l’impatto economico delle politiche climatiche. Secondo lo studio, adottare misure più ambiziose per contrastare il cambiamento climatico potrebbe portare a un aumento del Prodotto Interno Lordo globale fino al 3% entro il 2050 e al 13% entro il 2100, rispetto a scenari con politiche invariate. Il rapporto evidenzia che politiche climatiche ben progettate, che riducono le emissioni e investono in energie pulite, possono migliorare l’efficienza, la produttività e l’innovazione. Inoltre, sottolinea che l’inazione comporta costi economici più elevati e rischi sistemici maggiori, mentre un’azione tempestiva può generare benefici significativi, tra cui maggiore resilienza economica, stimolo all’innovazione e all’occupazione, miglioramento della salute pubblica e riduzione delle disuguaglianze.
Un recente rapporto congiunto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) e del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) getta nuova luce sul dibattito riguardante i costi e i benefici dell’azione climatica. I dati emersi sono netti: adottare oggi misure più ambiziose per contrastare il cambiamento climatico non solo è urgente per la sopravvivenza degli ecosistemi, ma rappresenta anche una scelta economicamente vantaggiosa. Secondo il rapporto, un rafforzamento deciso delle politiche climatiche potrebbe portare a un aumento del Prodotto Interno Lordo globale pari al 3% nel 2050 e fino al 13% entro la fine del secolo, rispetto a uno scenario di politiche invariate.
Il falso dilemma tra clima ed economia
Lo studio sfata uno dei miti più diffusi nelle agende politiche globali: quello che vede la protezione del clima come un freno alla crescita economica. Al contrario, l’analisi economica dimostra che ritardare l’azione comporta costi più elevati e rischi sistemici maggiori. Le perdite economiche legate a eventi climatici estremi, all’innalzamento del livello del mare, alla diminuzione della produttività agricola e ai costi sanitari connessi all’inquinamento superano di gran lunga gli investimenti richiesti per la transizione ecologica.
I benefici dell’azione tempestiva
Secondo il rapporto, un’azione ambiziosa e tempestiva comporta benefici su più fronti:
– maggiore resilienza economica: le economie che investono nella decarbonizzazione e nell’adattamento climatico sono meno vulnerabili agli shock ambientali.
– Innovazione e occupazione: la transizione verde stimola nuovi settori industriali, dalla mobilità elettrica all’efficienza energetica, creando milioni di nuovi posti di lavoro.
– Salute pubblica e riduzione delle disuguaglianze: ridurre le emissioni significa anche migliorare la qualità dell’aria e la salute delle popolazioni, con benefici maggiori nei Paesi più poveri o vulnerabili.
Scenari a confronto
Il rapporto presenta due scenari principali:
– scenario “business as usual”: se i Paesi mantengono gli attuali livelli di impegno, il PIL globale subirà contrazioni crescenti a partire dalla seconda metà del secolo, con impatti sproporzionati su regioni già fragili.
– Scenario “clima ambizioso”: investimenti in energie rinnovabili, efficienza energetica, mobilità sostenibile e tutela della biodiversità generano un effetto moltiplicatore positivo, con un incremento progressivo del PIL già a partire dal 2030.
Il ruolo delle politiche pubbliche
OECD e UNDP sottolineano l’importanza cruciale delle politiche pubbliche per innescare questo cambiamento. Servono incentivi fiscali verdi, eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, strumenti di finanza climatica e meccanismi di solidarietà internazionale. In particolare, il rapporto invita i Paesi del G20 a guidare la transizione, dati i loro impatti determinanti sulle emissioni globali e sul sistema economico.
Un appello ai governi e agli investitori
Il messaggio finale è chiaro: l’inazione è la scelta più costosa. Ogni anno di ritardo non solo aumenta il rischio di impatti climatici irreversibili, ma riduce anche le possibilità di trarre beneficio economico da un futuro a basse emissioni. Per OECD e UNDP, la prossima finestra politica — dai vertici del G7 e G20 alla COP30 — rappresenta un’occasione da non perdere per ridefinire i parametri della crescita globale in chiave sostenibile.
Hèléne Martin