
Il 20 gennaio 2025, Donald Trump ha prestato giuramento come 47º presidente degli Stati Uniti, segnando l’inizio del suo secondo mandato non consecutivo. La cerimonia si è svolta all’interno della Rotonda del Campidoglio a Washington, D.C., a causa delle rigide condizioni meteorologiche. Durante il discorso inaugurale, Trump ha dichiarato: “L’età dell’oro comincia ora, il nostro Paese fiorirà e metterò sempre al primo posto l’America”. Ha inoltre affermato: “Da questo momento in poi il declino americano è finito”. Ha attribuito il suo ritorno alla presidenza a una missione divina, affermando: “Sono stato salvato da Dio per una ragione, per rendere l’America di nuovo grande”. La cerimonia è stata caratterizzata dalla presenza di importanti figure del settore tecnologico, tra cui Elon Musk, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos, simboleggiando una stretta connessione tra il potere politico e l’élite tecnologica. Trump ha proclamato l’inizio di una “rivoluzione del senso comune” e ha promesso di portare gli Stati Uniti su Marte, con Musk al centro di questa iniziativa. Tra i partecipanti alla cerimonia vi erano anche ex presidenti come Joe Biden, Kamala Harris, Barack Obama e Bill Clinton. Le esibizioni musicali sono state affidate a Christopher Macchio e Carrie Underwood. Successivamente, in un evento nel Salone dell’Emancipazione, Trump ha ripreso il suo stile caratteristico, mescolando umorismo e politica. Nel suo primo giorno in carica, Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi riguardanti economia, politica estera e clima, segnando un netto distacco dalle politiche del suo predecessore.
Il DDT (Dicloro-Difenil-Tricloroetano) è un insetticida sintetico che ha avuto un uso massiccio nel XX secolo. Nel 1972, per la sua nocivitò, fu bandito negli Stati Uniti e in seguito, in quasi tutto il resto del mondo.
Trump è un uomo pratico e più passano gli anni, più si diverte ad essere sempre più sé stesso. Come i grandi attori, un grande commerciante come lui gigioneggia, lasciando interdetti i suoi interlocutori: scherza o fa sul serio? Così, non è ancora finita la festa del secondo mandato, che una fila di provvedimenti presi il primo giorno dell’insediamento confermano le linee programmatiche anticipate in frasi dette come se fossero battute. Non le elenchiamo, ma ci soffermiamo su di un quesito: che cosa ne sarà della lotta al cambiamento climatico con questo secondo mandato di Trump? In genere, il secondo mandato presidenziale negli USA – l’ultimo, secondo la Costituzione vigente (ma in Italia sappiamo che le costituzioni si cambiano) – è quello in cui il presidente entrante/uscente chiude le partite lasciate in sospeso e si lancia in iniziative che aprono spazi ai suoi seguaci, a conferma delle politiche perseguite. Sotto questa luce, non deve stupire se le prime mosse riguardino la “caccia al migrante”, l’uscita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la politica protezionistica, con l’erezione di barriere fisiche e commerciali. Il clima, che non è una priorità per questa amministrazione in carica, non riceve alcun favore, in particolare le politiche di lotta al cambiamento climatico, definite da Trump un “hoax” (sostantivo che può significare, secondo il contesto: beffa, truffa o inganno, scegliete il vocabolo che ritenete più consono).
Non siamo difronte ad un progetto oscurantista, se lo pensassimo, saremmo fuori dalla logica dell’ “America First”; piuttosto siamo dinanzi ad un programma ultra industrialista, dove le pressioni delle lobbies in alcuni settori e la spinta allo sviluppo dei programmi di ricerca e industriali in altri formano un mix, definito durante il primo mandato di Trump “le industrie del futuro”: Artificial Intelligence (AI), Quantum Information Science (QIS), prodotti tecnologicamente avanzati, sistemi di comunicazione avanzata e biotecnologie. Si tratta di privilegiare questi settori rispetto ad altri, minimizzando o non tenendo in conto degli effetti secondari. Il problema che l’amministrazione avrà difronte sarà quello di riuscire a dirottare le spese sui settori ritenuti interessanti, cosa affatto semplice e di scarso effetto mediatico. Perché tagliare i fondi, ridurre il personale o bloccare l’immigrazione si può fare con pochi e semplici provvedimenti e grande effetto d’immagine, ma poi bisognerà dirottare sia il personale (specializzato), sia i fondi sulle iniziative da sostenere. Così si scoprirà che per semplificare si deve investire e/o aumentare il personale (come hanno scoperto altre amministrazioni precedenti che avevano l’obiettivo di semplificare le procedure e ridurre l’intervento dello Stato). Ad esempio, per mandare qualcuno su Marte ci vogliono soldi e personale specializzatissimo, con tempi non brevissimi per la realizzazione del progetto (2040); la stessa amministrazione ora in carica aveva fatto slittare sino al 2040 questo programma durante il precedente mandato, mentre ora lo si vorrebbe realizzato in qualche anno. Nel frattempo, la competizione su questo terreno che un tempo era tra USA – URSS, ora si è spostata tra USA – Cina, con i programmi cinesi che prevedono l’arrivo di persone sulla luna tra qualche anno e la nuova amministrazione USA che vorrebbe precederli. Nella competizione tra Stati ora si inseriscono i privati ma, se per formare i nuovi tecnici del settore non si può prescindere dalla NASA, occorrerà di conseguenza investire nel pubblico e nel militare, a dispetto dei privati come SpaceX .
Il sacrificio della lotta al cambiamento climatico nei programmi di governo USA avrà due diversi effetti: il primo, a costo quasi zero nei bilanci, di tirarsi dietro molti altri Paesi tra quelli industrializzati, che non realizzeranno gli impegni presi a Parigi e sceglieranno anche loro di uscire dall’accordo. Effetto che non implica solo le politiche dei governi, ma risveglia anche gli istinti di vendetta e di ricerca del capro espiatorio nei settori produttivi che non possono fare a meno dell’energia fossile e che producono assieme ai manufatti, inquinamento. Ad esempio, già da ora nell’Unione Europea le organizzazioni agricole, sostenitrici della modernizzazione a tutti i costi per coprire la perenne crisi del settore ed il malcontento dei produttori, indicano negli ambientalisti i responsabili della distruzione dell’agricoltura attraverso il green deal comunitario.
In un articolo di un giornale olandese si parla di una “lobby ombra” ambientalista che ha ricevuto fondi (utilizzati poi nei programmi di risanamento e tutela delle are protette) per sostenere le riforme green dell’ex – commissario Timmermans. Una lotta di potere, legata a interessi locali in Olanda, assume una valenza continentale ed ideologica a causa della crisi del mondo industrial-capitalistico. Si pone sin da ora il problema della lotta alla disinformazione ed all’uso manipolatorio delle “dicerie”, il cui risultato paradossale in questo caso sembrerebbe essere quello di coprire le spalle ai prossimi aggressori economici del sistema produttivo europeo.
Accanto a questo impegno si dovrà comunque continuare a monitorare la situazione di crisi dei diversi settori che scomparirà dai comunicati ufficiali. Sempre seguendo l’esempio ora dato, stupisce come in campo agricolo passino in silenzio gli effetti della globalizzazione che spinge i prezzi al ribasso e che, assieme ad essi, spariscano dai giornali i commenti per le dichiarazioni di Trump sul prossimo protezionismo economico. Volendo alzare i dazi per l’ingresso delle merci negli USA, si produrrà un effetto negativo sulle nostre esportazioni e sull’agroalimentare innanzitutto, settore in cui Olanda ed Italia hanno molto da perdere. Vediamo già come la Von Der Leyen ha reagito al ventilato aumento dei dazi doganali, ripescando la possibilità di accordo per il commercio con la Cina, dopo il sostanziale congelamento delle relazioni avvenuto con il governo cinese negli ultimi due anni. Come si può notare, l’effetto delle scelte politiche della nuova amministrazione USA sarà comunque di abbandonare ogni politica originale della UE e ogni autonomia di programma per lanciarsi nella sfida che si apre a livello mondiale, seguendo i due grandi contendenti (USA e Cina). Peccato che i brevetti per sostenerla li abbiano solo gli americani e di cinesi……
Il secondo effetto, molto più pesante negli USA, riguarda la necessità, per privilegiare altri programmi, di dover interrompere il flusso economico generato in questi anni per i programmi ambientalistici. Perché soggetti come la NASA, che si vorrebbe privilegiare per gli studi sulle tecnologie del futuro e per sviluppare i settori come AI e QIS, necessita di finanziamenti nella ricerca di base nelle scienze della Terra, di cui è comunque il maggiore finanziatore e che dovrebbe essere il settore penalizzato dalla strategia dell’industria del futuro. Gli incentivi per lo sviluppo delle energie alternative e del trasporto elettrico verranno sicuramente ridotte, ma la strada delle rapide decisioni dovrà tenere conto di alcuni effetti; in alcuni casi come il Maryland, già durante il corso della prima amministrazione Trump le previsioni di impiego di energia rinnovabile viaggiavano verso il 50% del totale (in luogo del previsto 7%) e difficilmente si potrà reinnestare il ritorno alle energie fossili senza effetti negativi. Le autorizzazioni alle trivellazioni per energia fossile e l’attività di cattura e interramento del carbonio potranno essere facilitate, ma si andrà incontro a contenziosi che negli USA portano a costi altissimi, specie se si è sconfitti in tribunale come è già capitato di esserlo ad alcune di queste imprese.
La deregulation nel settore della protezione delle acque e nell’uso di sostanze contro i parassiti delle piante e degli animali troverà l’opposizione di quanti a livello locale hanno lottato sino ad ora per una migliore condizione della salute e dell’ambiente: comitati locali, aziende, comunità, associazioni, sindacati. Senza contare il peggioramento generale della salute che, ambiente inquinato e alimentazione scorretta, possono causare. Anche qui le contraddizioni non mancheranno: lo stesso Kennedy jr, indicato come possibile responsabile per il settore sanitario, fautore della fine delle vaccinazioni obbligatorie, non intende ridurre le spese del settore anzi, per i vaccini chiede maggiori garanzie, cioè studi più approfonditi e in un tempo più lungo, cose che aumenteranno i costi del settore. Non si comprende come la nuova amministrazione possa accettarlo. La stessa riduzione dei finanziamenti alla ricerca urterà contro alcuni ostacoli dati dagli istituti che assorbono la maggior parte dei contributi e sono eccellenze a livello mondiale, difficilmente intaccabili nel loro sistema di finanziamento delle ricerche. Il tentativo di razionalizzare il settore riconducendo a poche se non a un’unica agenzia di ricerca medica confligge con la necessità di lasciare liberi i privati di investire e potrebbe portare alla riduzione dell’entità degli stessi investimenti, anche nei settori chiave.
Il pericolo maggiore è una guerra di trincea tra istituzioni ed enti statunitensi che si sovrapporrà alle guerre reali in corso nel mondo ed alla discriminazione che comporteranno i provvedimenti anti immigrati avviati. Siamo dinanzi ad un operato da parte della nuova amministrazione USA molto simile a quelli verificatisi in passato, quando chi aveva potere nel mondo si mosse per raggiungere degli obiettivi da realizzare con campagne-lampo. Va ricordato che anche in quelle occasioni, il risultato fu di infognarsi in conflitti (militari o commerciali) da cui uscirono tutti con le ossa rotte…. Se vogliamo evitare le peggiori previsioni, dovremmo sin da ora operare per creare momenti di riflessione e di conoscenza da mettere in rete, indagando sulle reali condizioni odierne delle persone e dell’ambiente e monitorando sui mutamenti che avverranno con l’avvio del tentativo Trump di riportate il primato degli USA.
Non si deve essere pessimisti sugli esiti della difesa dell’ambiente dall’assalto iper-industrialista. È già avvenuto a Seattle il 30 novembre del 1999: mentre ci si apprestava a cantare la gloria del mercato mondiale e realizzare il grande incontro per sancire il successo del WTO (l’organizzazione mondiale del commercio), attraverso la rete dei movimenti locali si realizzò la prima grande manifestazione e si assistette alla nascita del movimento mondiale no global. Impetuoso e contraddittorio come tutti i movimenti, ma capace di togliere il velo di ipocrisia alla realtà della globalizzazione.
Gianfranco Laccone, agronomo, presidenza nazionale ACU Associazione Consumatori Utenti